Là dove si costituisce una comunità/persona, quasi fosse un’unità organica, in guerra ma anche nei nazionalismi, nelle costruzioni identitarie, negli arroccamenti etnici, nell’assolutizzazione delle differenze, si può ipotizzare che si riattualizzi, come replica cieca o come ripresa aperta a nuove soluzioni, l’unione originaria con la madre, un modello d’amore immaginario, esclusivo, che vede l’apertura e la diversità come un pericolo. Nel libro curato da Maria Bacchi e Melita Richter, ‹Le guerre cominciano a primavera. Soggetti e genere nel conflitto jugoslavo› (Rubbettino 2003), il legame tra differenziazione dei sessi e pulizia etnica, costruzioni di genere e nazionalismi, è al centro di un interrogativo ricorrente e della elaborazione originale che ne hanno fatto le associazioni femministe, in modo particolare le Donne in nero di Belgrado, strette tra l’attivismo e la solidarietà richiesti dalle ferite della guerra, e il bisogno di capire perché, a parte una stretta minoranza, le donne abbiano dato il loro appoggio a un’ideologia così dichiaratamente patriarcale e guerriera.
_____________◊ authp_L_e_a_M_e_l_a_n_d_r_i
K E Y W O R D S
¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯¯
◊ authp_L_M_e_l_a_n_d_r_i
◊ authp_M_e_l_a_n_d_r_i
◊ press_art, presshdr_L_i_b_e_r_a_z_i_o_n_e
◊ yauth_2_0_0_5, yedit_2_0_0_5
◊ lantxt_it, hdr_v3
• keywords_da_inserire
_____
¯¯¯¯¯
Nessun commento:
Posta un commento