Freud segue insomma la rappresentazione biblica orientata alla memoria storica e culturale senza rendersi conto evidentemente di seguire una linea fedele all’ortodossia. Non si accorge neppure che anche la Bibbia rappresenta l’avvento del pensiero monoteistico e lo scoppio della violenza iconoclasta sotto il re Giosia, nel capitolo 22 del Secondo libro dei Re, con il ritrovamento del cruciale libro della legge dopo che s’era perso per secoli, rappresentando così anche una sorta di ritorno del rimosso. Freud non fece altro che integrare la rappresentazione biblica con una dimensione psicostorica. Lo scoppio della violenza, presentato dalla Bibbia in termini di violenza fisica collegata alla riforma del culto intrapresa da Giosia — la distruzione dei santuari, degli altari, del tempio di Baal, delle immagini e dei simboli di culto, la deportazione e il massacro dei profeti — è descritta da Freud come una violenza rivolta all’interno, all’anima degli ebrei, una costrizione a cui non si può opporre resistenza.
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[] J. A s s m a n n, ‹N o n a v r a i a l t r o d i o› (2 0 0 6), i l M u l i n o, 2 0 0 7.
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