Come accennavamo, gli studiosi ipotizzano che grotte dipinte a più riprese, come quella di Chauvet, di Altamira e di Pech-Merle, fossero punti di ritrovo, di scambio, di rappresentazione collettiva. Le prime figurazioni di animali che conosciamo in questa parte della Dordogna non sono affatto mimetico-realistiche. Lo diventeranno successivamente. Le prime Veneri preistoriche (le gravettiane e le steatopigiche dai grandi seni e fianchi) [21] a poco a poco lasceranno il posto a figure femminili estremamente stilizzate. Come se non ci fosse più l’esigenza di ‘alienare’ la propria immagine interiore in eleganti e vitali rappresentazioni di animali.
Così gli immaginifici cavalli a puntini rossi di Pech-Merle dipinti 22.600 anni fa e circondati da impronte di mani nere campeggiano insieme a simboli sessuali e nudi femminili composti da poche linee essenziali. Entro uno stile nato nelle caverne oltre 20.000 anni fa si registra una compresenza di modi di rappresentazione originali e diversi. Al punto che l’arte paleolitica sembra rendere quasi capziosa la distinzione fra arte figurativa e astratta. Dal momento che nell’arte primitiva — non essendo né narrativa né aneddotica — la figura è sempre segno, incisivo potente, che sintetizza e rimanda a qualcosa di più profondo e invisibile.
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NOTE
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[21]. La prima Venere preistorica conosciuta risale a circa 35.000 anni fa. In Austria è stata trovata la celebre Venere di Willendorf. A farne la scoperta nel 1908 fu l’archeologo Josef Szombathy.
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[] S. M a g g i o r e l l i, ‹A t t a c c o a l l’ a r t e›, L’ A s i n o d’ o r o, 2 0 1 7.
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