Chiamo il primo tipo di violenza ‹violenza bruta›. Potremmo anche chiamarla violenza affettiva, dal momento che si basa su tre sentimenti — ira, avidità e paura — che potrebbero essere definiti anche affezioni «timotiche», «erotiche» e «fobiche», da quando Peter Sloterdijk ci ha aperto il campo del «timotico» [2]. L’ira è un’affezione complessa che può avere diverse cause: le più importanti sono la rivalità o l’invidia, come nel caso dell’assassinio di Abele da parte di Caino, oppure l’orgoglio ferito o l’onore offeso, come nel caso della mitica ira di Achille. L’avidità o, per meglio dire, la cupidigia si può collegare alla «‹libido› mimetica» che René Girard, all’interno del riduzionismo monocausale tipico della prospettiva psicanalitica, considera il motore della storia: sarebbe quindi la costrizione all’imitazione a indirizzare la nostra ‹libido› ad agire e a possedere l’altro [3].
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NOTE
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[2]. P. Sloterdijk, ‹Zorn und Zeit. Politisch-psychologischer Versuch›, Frankfurt a.M., Suhrkamp, 2006. Sloterdijk distingue due gruppi di sentimenti: quelli «erotici», che sarebbero forme di una ‹libido› legata all’oggetto, e i «timotici», forme di introspezione orgogliosa, irosa, assetata di gloria. Si potrebbe attribuire l’«avidità», o più precisamente la ‹libido› mimetica nonché, con Sloterdijk, l’ira, al polo timotico della vita affettiva umana. Ma dove si può collocare allora la «paura»? Forse la distinzione fra sentimenti erotici e sentimenti timotici è troppo limitata e i sentimenti fobici andrebbero collocati in una terza categoria.
[3]. R. Girard, ‹La violenza e il sacro›, Milano, Adelphi, 1992; Id., ‹Il capro espiatorio›, Milano, Adelphi, 1987.
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[] J. A s s m a n n, ‹N o n a v r a i a l t r o d i o› (2 0 0 6), i l M u l i n o, 2 0 0 7.
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