Attacco… • 5. All’origine dell’arte. Intervista allo psichiatra… (9)

  •  M a g g i o r e l l i  (2 0 1 7)  •  5.  … M a s s i m o  F a g i o l i  •

L’arte si apre a una ricerca sull’irrazionale tra Ottocento e Novecento, dopo che è emersa un’idea di inconscio nella cultura, nel pensiero filosofico, a partire da pensatori come Schelling?

Bisogna andare a vedere quando emerge l’idea di inconscio. Potremmo dire che comincia con l’Illuminismo questa liberazione. Perché prima, per la religione, le streghe non sono l’inconscio, sono la realtà umana, la cattiveria eccetera. Parlavano di alleanza con il diavolo, ossessione [sic!] demoniaca, di indemoniazione. Il rapporto con il non conosciuto, con il non saputo, sembra che sia accennato in Boccaccio, poi si trova in Lutero come ‘non conosciuto’ e si sviluppa nel Settecento con Mesmer, come ci ha ricordato David Armando. Nell’‹Encyclopédie› compare il tema dell’ombra, che tuttavia non è l’immagine interiore. Qui veniamo alla ricerca sulla rappresentazione allo specchio (che sarebbe riflesso, gioco di luci e colori) e sulla rappresentazione che l’occhio umano vede. E qui si potrebbe fare un nesso, che non è mai stato fatto. Si potrebbe vedere come questa immagine invisibile per la coscienza dei cinque sensi si leghi alla musica, cioè al non visivo, ciò che non si vede ma si sente. Per il gusto, l’apprezzamento, la musica non è qualcosa che si ode meccanicamente come un rumore qualsiasi, ma si sente come se occupasse tutto l’organismo, la pelle in particolare. Per cui è un rapporto immediato: Mozart è una cosa, Jovanotti è un’altra: dà fastidio, non è musica, non è suono. Mentre nei grandi autori c’è il suono. Oppure viene in mente la storia di Clara e Robert Schumann. Andando a cercare un suono che non è quello che muove la membrana del timpano, lui impazzì completamente. Diventò schizofrenico negli anni Quaranta e morì nel 1856. Il punto è sentire quello che non si percepisce visivamente. Portare cioè il discorso dell’immagine lontano dalla figura del ricordo cosciente, pensandola come creazione dell’organismo umano sotto lo stimolo della luce. Poi si va a finire alla faccenda dello specchio. Ci sarà pure un gioco di luci, ma se io riconosco il mio volto non è perché ne ho un ricordo cosciente. Non può esistere. Nello specchio vedo la linea che definisce il volto come se la linea poi andasse a finire a una scrittura che rende pensiero verbale le cose.

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• David_Armando (David Armando)

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[]  S.  M a g g i o r e l l i,  ‹A t t a c c o  a l l’ a r t e›,  L’ A s i n o  d’ o r o,  2 0 1 7.
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