Non avrai… • 3. Trauma e rimozione… (12)

  •  A s s m a n n  (2 0 0 6)  •  3.  … L a  d i a g n o s i  d i  F r e u d  • 

Freud non si ferma comunque alla diagnosi del monoteismo inteso come nevrosi ossessiva collettiva, e non interpreta il monoteismo esclusivamente come costrizione irrazionale bensì, sorprendentemente, anche come «progresso nella spiritualità». E anche questo si mostra ai suoi occhi come una fonte di violenza. Decisivo per tale interpretazione è il divieto di produrre immagini, quel divieto con cui il decalogo collega il concetto del Dio geloso alla sua distinzione tra amico e nemico:
Tra i precetti della religione mosaica se ne trova uno che è più importante di quanto non si riconosca a prima vista. È il divieto di fare immagini di Dio, l’imposizione di adorare un Dio che nessuno può vedere. La mia opinione è che in questo punto Mosè fu ancora più rigoroso della religione di Atòn; forse voleva soltanto essere conseguente (il suo Dio non aveva né nome né volto), e forse era una nuova precauzione contro abusi magici. Ma quando questo divieto fu accettato, esso dovette esercitare un effetto profondo. Esso significa infatti posporre la percezione sensoria alla rappresentazione cosiddetta astratta, un trionfo della spiritualità sulla sensibilità, in termini rigorosi una rinuncia pulsionale con le necessarie conseguenze psicologiche [13].

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NOTE
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[13]. Freud, ‹L’uomo Mosè e la religione monoteistica›, cit., p. 125.

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[]  J.  A s s m a n n,  ‹N o n  a v r a i  a l t r o  d i o›  (2 0 0 6),  i l  M u l i n o,  2 0 0 7.
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