Attacco… • 1.4. Gli artisti moderni hanno intuito più degli studiosi (5)

  •  M a g g i o r e l l i  (2 0 1 7)  •  A t t a c c o …  •  1.  … d e l l’ a r t e  p a l e o l i t i c a  •

Fin dall’Ottocento, gli artisti più ribelli all’accademia, più sensibili e innovativi sembrano aver colto la linea rossa di continuità che ci connette a un passato incredibilmente remoto. Questo modo profondo di rapportarsi all’arte preistorica contraddice ogni estetica di derivazione heideggeriana [19] che parte dalla negazione dell’esistenza di un universale umano. Secondo i cultori di Heidegger, infatti, ogni espressione artistica potrebbe rimanere chiusa nel suo particolarismo, nella sua inattingibile diversità, mancando un criterio unanimemente accettato per definire ciò che è bello ed esteticamente valido. Tuttavia, di fatto, noi cogliamo intuitivamente non solo la grande potenza espressiva delle pitture preistoriche ma distinguiamo ciò che è formalmente più riuscito da ciò che lo è meno: appunto come se la nostra sensibilità non fosse niente affatto dissimile da quella dei nostri antenati.

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NOTE
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[19]. Cfr. M. Heidegger, ‹L’origine dell’opera d’arte›, saggio del 1935, pubblicato negli anni Cinquanta in ‹Sentieri interrotti›. L’arte sarebbe uno di quei sentieri nel bosco che non portano da nessuna parte. L’opera d’arte per Heidegger svela e nasconde a un tempo. È l’essere cosa della cosa. È la messa in opera della verità. Ma non rappresenta il mondo. Levinas, critico verso l’antiumanesimo heideggeriano, sottolineava che invece in Heidegger il mondo in quanto natura «è molto importante». Nel saggio ‹Der Feldweg› c’è un albero: non si incontrano uomini.

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[]  S.  M a g g i o r e l l i,  ‹A t t a c c o  a l l’ a r t e›,  L’ A s i n o  d’ o r o,  2 0 1 7.
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