Libero arbitrio… • 2.6. Il «Consequence Argument» (20)

  •  D e C a r o  (2 0 0 4)  •  2.  L i b e r t à  e  d e t e r m i n i s m o  •

Questa lettura, in realtà, dà la netta impressione di essere stata escogitata del tutto ‹ad hoc›, al solo scopo di salvare il progetto compatibilistico dagli attacchi del ‹Consequence Argument›. David Lewis, d’altra parte, in questi anni ha rappresentato certamente una delle voci più autorevoli del compatibilismo. Ciò dovrebbe, a mio avviso, indurci a una riflessione generale sul compatibilismo contemporaneo e sul suo rapporto con il progetto originariamente sviluppato dai suoi padri fondatori Locke, Hume, Mill, Schlick e Ayer. Questi filosofi sottolineavano con forza che la loro interpretazione del concetto di libertà era la stessa del senso comune, quella che è incorporata nelle nostre pratiche quotidiane: «un soggetto di vita comune e di esperienza» scriveva Hume, reso sterilmente complesso dal «labirinto di oscure sofisticherie» escogitate dai filosofi. Occorre dunque tornare — continuava Hume — al senso originario, prefilosofico, della libertà, un senso su cui «tutti gli uomini sono sempre stati d’accordo […], secondo ogni significato ragionevole che si possa attribuire a questi termini» [59].

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N O T E
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[59]. Hume (1748, p. 125).

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K E Y W O R D S
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[]  M.  D e  C a r o,  ‹I l  l i b e r o  a r b i t r i o …›,  L a t e r z a,  2 0 0 4.
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