L’esame delle unilateralità e delle deformazioni potrebbe continuare, poiché le interpretazioni copernicane formano una letteratura sterminata. Mi soffermerò ancora soltanto su un ultimo esempio che può introdurci allo studio diretto di Copernico attraverso la sua formazione. Si tratta della questione relativa alle «fonti» dell’ispirazione di Copernico. Dovremo tra poco analizzare più partitamente tali «fonti» e discutere in modo analitico le varie interpretazioni che accentuano ora l’importanza che ebbero per il giovane astronomo gli anni di studio a Cracovia, ov’egli poté venire a contatto con i temi più vivi dell’astronomia medioevale [28], ora il peso del «pitagorismo» su Copernico [29], ora, invece, quello del platonismo e neoplatonismo della Rinascenza o, ancora, i temi dell’ermetismo e del culto solare [30]. Frutto di indagini accurate e penetranti sul tessuto culturale che indubbiamente alimenta il pensiero di Copernico, tali interpretazioni sono tutte stimolanti ed utili per la comprensione della sua opera. Ma anche in esse è sempre presente il rischio delle unilateralità e degli eccessi: spesso i singoli autori, affascinati dalle loro «scoperte», guardano in un’unica direzione e fanno dei loro temi prediletti una chiave esclusiva d’interpretazione. Così lo stimolo suggestivo diventa sovente una deformazione e, secondo la preferenza dell’interprete per la tematica filosofica o quella scientifica, uno o più aspetti effettivi del pensiero copernicano sono ingigantiti mentre altri svaniscono sullo sfondo [31]. Anche qui si tratta di integrare, sforzandoci al massimo e attraverso il testo copernicano, le interpretazioni opposte, e di non lasciare troppo sbrigliati i nostri gusti e le nostre preferenze.
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NOTE
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[28]. Cfr., a es., Mieczysław Markowski, ‹Burydanizm w Polsce w okresie Przedhopevnikańskim. Studium z historii filozofii i nauk ścisłych na Uniwersytecie Krakowskim w XV wieku› (Il buridanesimo in Polonia nel periodo precopernicano. Studio sulla storia della filosofia e delle scienze nell’Università di Cracovia nel XV secolo), Wrocław, 1971; E. Rybka, ‹Four Hundred› cit., pp. 48-66 e ‹On the Origin and Development of the Copernican Cosmology before Newton›, in ‹Copernico e la cosmologia moderna› cit., pp. 161-5; Pawel Czartoryski, ‹L’école astronomique de Cracovie et l’oeuvre de Nicolas Copernic›, 𝑖𝑏𝑖𝑑., pp. 39-43. Altre utili indicazioni bibliografiche si trovano in B. Biliński, ‹Alcune considerazioni› cit. e ‹Tradizioni dell’astronomia polacca a Roma›, (Accadem. polacca delle scienze a Roma, Conferenze n. 68), Wrocław, 1976. Cfr. anche il saggio di Paul W. Knoll, ‹The Arts Faculty at the University of Cracow at the End of the Fifteenth Century›, in ‹The Copernican Achievement›, ed. by R.S. Westman, Berkeley - Los Angeles, 1975, pp. 137-56.
[29]. Il saggio più completo in proposito, anche per la grande quantità di dati, è quello di B. Biliński, ‹Il pitagorismo di Niccolò Copernico› (Accademia polacca delle scienze a Roma, Conferenze, n. 69), Wrocław, 1977.
[30]. Si veda, tra l’altro, Raymond Klibanski, ‹Copernic et Nicolas de Cues›, in ‹Léonard de Vinci et l’expérience scientifique du XVIe siècle›, Paris, 1953; Cesare Vasoli, ‹Copernico e la cultura filosofica italiana del suo tempo›, in «Giornale di fisica», XIV, 1973, pp. 79-107; Eugenio Garin, ‹Copernico e il pensiero del Rinascimento italiano›, in ‹Copernico e la cosmologia moderna› cit., pp. 13-26. Sull’ermetismo di Copernico, cfr. Frances A. Yates, ‹Giordano Bruno and the Hermetic Tradition›, Chicago, 1964, (trad. it., Bari, 1969) e E. Garin, ‹Rinascite e rivoluzioni. Movimenti culturali dal XIV al XVIII secolo›, Roma-Bari, 1975, in particolare il cap. VIII «La rivoluzione copernicana e il mito solare». Garin è, in questo punto, un esempio tipico della forzatura di una tesi pur interessante quando (‹La cultura del Rinascimento›, in ‹I Propilei›, VI, Milano, 1968, p. 569) afferma che «anche in Copernico, più che calcoli ed osservazioni rigorose, si trova l’eco di un culto solare». Su ciò cfr. anche i miei due saggi ‹Niccolò Copernico 1473-1973›, Milano, «Polonia Amici», 1973, pp. 19-34 e ‹Copernic et Galilée›, in ‹Colloquia Copernicana›, IV, Wrocław, 1975, pp. 193-200.
[31]. È interessante notare come negli atti del Convegno linceo di Roma, ‹Copernico e la cosmologia moderna› cit., vi sia un certo tono aspro tra interpreti «scienziati» e interpreti «filosofi» di Copernico. V’è una certa durezza, e forse pari unilateralità, contro l’interpretazione filosofica di Garin, nelle parole con cui lo «scienziato» Pedersen interviene a proposito della relazione del Rybka, complimentandosi con lui «per aver parlato come un astronomo di un uomo che fu in primo luogo e principalmente un astronomo. Quando parliamo di Copernico, si ha talvolta un’impressione piuttosto deprimente che si stia per dimenticare che quest’uomo spese quarant’anni della sua vita nel fare un lavoro astronomico tecnico, mentre forse dedicò assai poco tempo alle svariate implicazioni e speculazioni filosofiche che noi ora discutiamo così appassionatamente».
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[] F. B a r o n e (a c u r a d i), ‹O p e r e d i N i c o l a C o p e r n i c o›, U T E T, 1 9 7 9.
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