Quali conseguenze ebbe per Copernico l’incontro con questo vivace e variato universo culturale? È ovvio che ci muoviamo soltanto tra ipotesi, poiché documenti diretti di tali conseguenze non ne abbiamo [43]. Tuttavia, quando non le si forzi, si possono formulare ipotesi abbastanza convincenti. Ludwik Antoni Birkenmajer, negli ‹Stromata Copernicana› [44] è riuscito a ricostruire in base all’elenco delle lezioni tenute negli anni dal 1491 al 1495 (cioè quelli degli studi di Copernico a Cracovia) un programma dei corsi probabilmente da lui seguiti: nei due semestri invernali del 1491 e del 1492, rispettivamente, le lezioni di Alberto da Pniewy sul ‹De Sphaera› del Sacrobosco e quelle di Bartolomeo da Lipnica sulla geometria di Euclide; nel 1493, durante il semestre estivo, il corso di Simone di Sierpc sulla teoria dei pianeti (con la guida del commento di Alberto di Brudzewo alle ‹Theoricae planetarum› del Peurbach), e il corso di Bernardo da Biskupie sulle tavole delle eclissi; durante il semestre invernale, invece, le lezioni sulle ‹Tabulae resolutae› di Michele da Wrocław e quelle di Martino da Olkusz sul calendario di Regiomontano; nei due semestri del 1494 (l’ultimo prolungantesi sino alla primavera del ’95) le lezioni di astrologia e il commento al ‹Tetrabiblion› di Tolomeo tenuti da Alberto da Szamotuły.
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NOTE
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[43]. A meno che si voglia considerare tale quanto dice Adalberto Caprinus da Bukow in una lettera del 27 novembre 1542 (quindi quando Copernico era ancora vivo) al vescovo Samuele Maciejowski, riferendo, a quanto pare, il giudizio stesso di Copernico: «[…] ricordo Niccolò Copernico, canonico di Warmia, che un tempo godette dell’ospitalità di questa città [Cracovia], e ricevette in primo luogo come da una fonte ciò che di mirabile ha scritto in campo matematico e più ancora ha intrapreso a pubblicare. Il che, anche, egli stesso non solo non nega (reputando, secondo il giudizio di Plinio, ch’è generoso e pieno di nobile dignità riconoscere quelli attraverso cui ci si è migliorati), ma al contrario ammette che tutto ciò, quanto è, lo deve alla nostra Università». Cfr. A. Birkenmajer, ‹Études› cit., p. 489 e B. Biliński, ‹Tradizioni dell’astronomia polacca› cit., pp. 14-5.
Questa testimonianza è senza dubbio importante, poiché prova che Copernico studente ricevette forti impulsi dalla cultura di Cracovia; mi pare forzato interpretarla come se essa mostrasse (come ritengono molto spesso gli studiosi polacchi, quale ad es. il Rybka, ‹Four Hundred› cit., p. 65), che già a Cracovia Copernico trovasse tutti gli elementi per la nuova concezione eliostatica e qui ne avesse la prima idea, «perché sempre si ricorda di più il posto in cui l’idea fu concepita per la prima volta». O magari pensare, come fa lo Czartoryski, ‹L’école astronomique› cit., pp. 40 e 42, che, avendo una buona parte degli astronomi cracoviensi completata la loro formazione ad un’età assai giovane, scrivendo addirittura le loro opere per ottenere i gradi accademici, ciò confermi «l’opinione che Copernico, lasciando l’università di Cracovia per venire in Italia, era già un compiuto astronomo e matematico». È meno ardito congetturare che Copernico, ormai in là negli anni, pensasse con molto piacere al periodo della sua giovinezza e fosse pliniamente grato ai maestri e all’ambiente che gli avevano dato le basi della sua cultura. Su tali basi appoggia intera una costruzione intellettuale, anche quando non si trovano in esse tutti gli elementi di cui è costituita.
[44]. L. Antoni Birkenmajer, ‹Stromata Copernicana›, Kraków, 1924, p. 78.
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[] F. B a r o n e (a c u r a d i), ‹O p e r e d i N i c o l a C o p e r n i c o›, U T E T, 1 9 7 9.
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