Copernico • 3. … astronomia matematica e cosmologia (1…)

  •  B a r o n e  (1 9 7 7)  •  O p e r e  d i  N i c o l a  C o p e r n i c o  •  I n t r o d u z i o n e  • 

È ovvio che anche la risposta a questa domanda è solo una congettura; e non è possibile portare documenti «esterni» di una vicenda psicologica ed intellettuale, soprattutto nel caso di Copernico che non ci ha lasciato esplicite testimonianze in proposito [66]. Ma se si guarda spregiudicatamente al suo capolavoro e agli altri suoi scritti, si possono forse trarre indicazioni non trascurabili. Ritengo che la principale innovazione di Copernico rispetto alla tradizione vada vista nel rifiuto di una distinzione-separazione tradizionale nell’ambito delle trattazioni astronomiche, a cui già s’è accennato, e che ai tempi di Copernico ciascuno si trovava innanzi con una frequenza tale da togliere ad essa ogni problematicità [67]. Quando Copernico abbia deciso tale rifiuto non è possibile precisarlo: ma non è troppo azzardato pensare che il pensiero di esso gli sia venuto proprio negli anni in cui studiava a Cracovia [68]: egli si trovò allora di fronte alla suddetta distinzione-separazione in una forma addirittura «istituzionalizzata».   [⇒]

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NOTE
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[66]. Cfr. A. Koyré, ‹La révolution astronomique› cit., p. 15: «Per la storia e la fenomenologia del pensiero umano una ricostruzione genetica del pensiero di Copernico nel suo sviluppo avrebbe un valore inestimabile. Purtroppo si tratta di un compito impossibile». Lo stesso concetto, con parole quasi analoghe, aveva già espresso nell’introd. alla traduzione del libro I del ‹De Revolutionibus› cit., p. IX. Di parere decisamente contrario è invece A. Birkenmajer, ‹Études› cit., p. 592.

[67]. Ho sostenuto la tesi del rifiuto da parte di Copernico della distinzione-separazione tra astronomia matematica e astronomia cosmologica già nella conferenza tenuta il 19 febbraio 1973 al Museo nazionale della scienza e della tecnica di Milano in occasione delle celebrazioni copernicane (cfr. ‹Niccolò Copernico 1473-1973› cit., pp. 24 segg.) e poi nella relazione ‹Copernic et Galilée› cit., tenuta a Toruń nel settembre. Solo in seguito, quando potei vedere il libro postumo di N.R. Hanson, ‹Constellations and Conjectures› cit., pubblicato nello stesso anno, ebbi il piacere di incontrare una tesi del tutto analoga e ampiamente sviluppata.

[68]. In ciò non concordo con lo Hanson, il quale sposta implicitamente il rifiuto agli anni della stesura del ‹De Revolutionibus›, dal momento che ritiene (𝑜𝘱. 𝑐𝑖𝑡., p. 187) che addirittura il ‹Commentariolus› (indubbiamente posteriore agli anni di Cracovia) sia «tipicamente medievale», poiché «non c’è in esso alcuna accentuazione della verità ‹fisica› delle ipotesi su [sic!] la mobilità della terra». A mio giudizio, invece, pur senza accentuazioni particolari, già le «petitiones» del ‹Commentariolus› hanno un evidente significato «fisico-cosmologico»: va ben oltre, ad esempio, la semplice descrizione matematica la «petitio secunda», «Centrum terrae non esse centrum mundi, sed tantum gravitatis et orbis Lunaris» (N. Kopernikus, ‹Erster Entwurf seines Welt-systems›, ed. e trad. da F. Rossmann, Darmstadt, 1966, p. 10). Cfr. in merito anche A. Birkenmajer, ‹Études› cit., pp. 637-8, ed E. Rosen, ‹Three Copernican Treatises›, New York, 1959², pp. 29 [sic!].

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[]  F.  B a r o n e  (a  c u r a  d i),  ‹O p e r e  d i  N i c o l a  C o p e r n i c o›,  U T E T,  1 9 7 9.
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