Copernico • 3. … astronomia matematica e cosmologia (…8a)

  •  B a r o n e  (1 9 7 7)  •  O p e r e  d i  N i c o l a  C o p e r n i c o  •  I n t r o d u z i o n e  • 

[⇐]   Tommaso d’Aquino, ad esempio, delinea chiaramente la contrapposizione tra ‹mathematici› e ‹naturales[84] allorché presenta una teoria fisica ideale come in grado di ricavare deduttivamente da principi intoccabili di «scienza» della natura la struttura del cielo, mentre una teoria matematica fa solo ipotesi di moto per farne coincidere i risultati con le osservazioni: la prima vuole «comprendere» la struttura del mondo, mentre la seconda si limita a «descriverla»; e molto spesso per comprendere bisogna rinunciare alle complicazioni inutili delle ipotesi cinematiche o rinunciare ad una perfetta coincidenza con le osservazioni di un’immagine del mondo fisicamente corretta [85]. Ancor più esplicito è un commento [86] ai ‹Rudimenta astronomica› di al-Farghānī (Alfragano, sec. IX): «L’astronomia ha due parti. L’una è quella che considera la posizione dei pianeti, le loro distanze e tutto ciò che ne deriva; e questa è matematica e non naturale … L’altra parte è quella che considera i pianeti secondo la loro natura, di quale struttura siano e quale operazione esercitino su ciò che sta sotto; e questa è la parte naturale ed è a proposito di essa che Aristotele dice che l’astrologia è parte della fisica».

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NOTE
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[84]. Cfr. S. Tommaso, ‹Commentaria in libros Aristotelis de caelo et mundo›, I, lectio 17.

[85]. Nel 1217 Michele Scoto traduceva in latino l’opera astronomica dell’astronomo ispano-arabo al-Bitrugi (Alpetragio, sec. XII), ‹Planetarum theorica physicis rationibus prolata›, che sia pure in forma modificata (teoria della spirale o ‹laulabia›) riprendeva una trattazione astronomica anche tecnica richiamandosi alla dottrina delle sfere omocentriche. Il sistema di Alpetragio in realtà non è sufficientemente elaborato e determinato quantitativamente per permettere esatti confronti con le osservazioni, né sulla sua base furono mai elaborate tavole astronomiche (cfr. E.J. Dijksterhuis, ‹Die Mechanisierung› cit., pp. 237-39); ma il solo fatto della sua mera esistenza e l’interesse che suscitò nel medioevo latino bastarono per rinfocolare la discussione tra i fautori dell’astronomia cosmologica e quelli dell’astronomia matematica, tra i seguaci di Aristotele e quelli di Tolomeo. Si può qui ricordare che nel 1498, cioè quando Copernico vi si trovava per i suoi studi, Alessandro Achillini, fervente aristotelico e avversario del Pomponazzi, pubblicava a Bologna un ‹De orbibus› propugnante il ritorno alle sfere omocentriche. E durante la vita di Copernico imprese analoghe furono tentate, tra il 1535 e il 1538, da Giovanbattista Amico di Cosenza e da Girolamo Fracastoro di Verona.

[86]. Cfr. Ms. lat. 7434, f. ‹52r› della Bibliothèque Nationale de Paris; il passo è citato a p. xxxvi, nota 2 di R. Lemay, ‹Abu Ma’shar and Latin Aristotelianism in the Twelfth Century. The Recovery of Aristotle’s Natural Philosophy through Arabic Astrology›, Beirut, 1962.

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[]  F.  B a r o n e  (a  c u r a  d i),  ‹O p e r e  d i  N i c o l a  C o p e r n i c o›,  U T E T,  1 9 7 9.
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