[⇐] Ancora una volta, la lettera di dedica a Paolo III ci indica le modalità della scelta quando, dopo aver elencato i difetti che Copernico riteneva esistenti nelle dottrine degli antichi ‹mathematici›, afferma che non poterono né trovare né ricavare da esse la determinazione più importante, cioè la forma del mondo e l’esatta simmetria delle sue parti e, ispirandosi all’inizio del ‹De arte poetica› di Orazio (della quale possedette copia), prosegue col dire che a quegli astronomi «capitò proprio come ad un artista che, prendendo da luoghi diversi mani, piedi, testa e altre membra, molto belle in sé, ma non fatte per un solo corpo, anzi per nulla tra loro corrispondenti, formasse così un mostro invece che un uomo» [131]. C’è certo qui un’esigenza estetica che non poteva mancare alla sensibilità di un umanista. Ma la proporzionalità delle parti non è altro che l’aspetto visibile della più profonda armonia matematica. Il tema platonico che l’esperto tecnico di astronomia con esigenze cosmologiche sentiva più congeniale era quello della concezione della matematica come struttura ontologica del mondo e chiave della sua penetrazione. Se enti e proprietà matematiche costituiscono la realtà autentica e immutabile delle cose, di là dalle apparenze sensibili mutevoli, allora le conoscenze matematiche dei fenomeni celesti — le possibilità di un loro calcolo e delle loro previsioni — non sono più qualcosa di semplicemente utile, senza alcuna pretesa di verità. Sono utili in quanto vere, poiché Dio «ha geometrizzato» nel creare il mondo [132]. Così dall’implesso del neoplatonismo rinascimentale Copernico estraeva le fila che più si adeguavano al suo progetto.
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NOTE
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[131]. ‹De Revolutionibus› cit., p. 4, r. 22-23 e 23-26.
[132]. Che Copernico abbia interpretato in questo senso il platonismo, è anche convinzione di A. Koyré, il quale afferma che «senza dirlo espressamente, Copernico elabora una fisica geometrica, o più esattamente una fisica della geometria ottica. In tal modo, doppiamente, trasforma la nozione di forma: dove la fisica antica parlava di forma sostanziale, Copernico intende forma geometrica. Le conseguenze […] sono gravi: se per la fisica antica proprio la natura specifica della forma (e della materia corrispondente) sostanziale determinava il movimento circolare dei corpi celesti, per Copernico questa funzione sarà svolta ormai dalla loro forma geometrica, dalla sfericità» (Copernic, ‹Des révolutions des orbes célestes› cit., pp. xxiv-xxv). Koyré conclude addirittura la sua introduzione dicendo che il sistema di Copernico «è un ordine splendido, una geometria luminosa, cosmo-ottica che sostituisce l’astro-biologia degli antichi» (𝑜𝘱. 𝑐𝑖𝑡., p. xxvii). Cfr. anche A. Koyré, ‹La révolution astronomique› cit., p. 57.
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[] F. B a r o n e (a c u r a d i), ‹O p e r e d i N i c o l a C o p e r n i c o›, U T E T, 1 9 7 9.
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