Copernico • 2. La formazione… e la Scuola di Cracovia (…15a)

  •  B a r o n e  (1 9 7 7)  •  O p e r e  d i  N i c o l a  C o p e r n i c o  •  I n t r o d u z i o n e  • 

[⇐]   In Oresme la rotazione terrestre è una semplice congettura non contraddittoria che non ha alcun valore di realtà: «Possibile si dice di ciò che potrebbe essere secondo l’immaginazione senza contraddizione come di ciò che non può venire portato all’essere naturalmente. E così è possibile che ci sia un altro mondo e che ci sia un luogo da cui viene tutto, oppure che il cielo sia in quiete o che la terra sia mossa e posta fuori del suo luogo, o che essa sia forata e se ne veda l’altra parte e cose simili» [58]. Le ipotesi secondo immaginazione prescindono da ogni verifica sperimentale o osservativa, avendo come unica condizione la non contraddittorietà: non costituiscono opinioni o credenze [59]. È in questa prospettiva che va anche considerata l’affermazione di Giovanni da Głogów, «se dunque il cielo delimita da ogni parte la terra, è necessario che il cielo sia immobile e fisso» [60], citata talvolta come anticipazione della teoria copernicana. In realtà in essa risuona lo stesso spirito ch’era stato proprio di Oresme (e, probabilmente, anche di Nicola Cusano): la convinzione che da un punto di vista logico erano possibili varie ipotesi alternative circa il modo di «salvare i fenomeni» celesti. Tutto ciò, tuttavia, non si trasformava in una nuova ipotesi cosmologica, in un’affermazione di realtà come sarà per Copernico: come ancora vedremo, questi anticipatori di Copernico continuavano a muoversi, come aristotelici schietti, entro la salda convinzione che non ci fossero rapporti essenziali tra l’indagine matematica e l’indagine fisica. La scelta tra le varie ipotesi astronomiche alternative non era interna alle ipotesi stesse, bensì dipendeva dalla fede filosofica o religiosa a proposito delle rispettive conseguenze cosmologiche.

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NOTE
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[58]. Nicole Oresme, ‹Le livre du ciel et du monde› cit., p. 210.

[59]. Stefano Caroti in un dattiloscritto inedito su ‹La critica all’astrologia di Nicole Oresme› riporta un interessante passo di Nicola tratto dalla tesi di dottorato, non pubblicata, di G. Droppers, ‹The «Questiones de sphera» of Nicole Oresme› [sic!] (Univ. of Wisconsin, 1966): «Dico che altro è immaginare qualcosa ed altro opinare o credere qualcosa. Solo se i matematici credessero che i punti sono, ammetto che crederebbero il falso e che l’opinione sarebbe falsa. Tuttavia, l’immaginazione non si dice propriamente né vera né falsa. Onde se qualcuno immaginasse una chimera non per ciò immagina il falso. Se tuttavia immaginasse che è vera la proposizione “c’è la chimera”, allora immaginerebbe il falso».

[60]. Cfr. L.A. Birkenmajer, ‹Stromata Copernicana› cit., p. 113; cit. da E. Rybka, ‹On the Origin and Development› cit., p. 164.

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[]  F.  B a r o n e  (a  c u r a  d i),  ‹O p e r e  d i  N i c o l a  C o p e r n i c o›,  U T E T,  1 9 7 9.
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