Copernico • 4. La sintesi di astronomia e cosmologia (…12a)

  •  B a r o n e  (1 9 7 7)  •  O p e r e  d i  N i c o l a  C o p e r n i c o  •  I n t r o d u z i o n e  • 

[⇐]   In questa prospettiva, il lavoro dei libri tecnici del ‹De Revolutionibus› viene a confermare la promessa — che già abbiamo ricordato — fatta da Copernico nel capitolo X del libro I, allorché annunciava che, ai competenti nelle matematiche, avrebbe mostrato l’ammirevole simmetria del mondo ed il rapporto tra movimento e grandezza delle sfere. Copernico non indulgeva alla retorica o ad un culto per le armonie misteriose quando così si esprimeva: già nella celebre lettera a Paolo III, che si riconferma sempre più documento fondamentale della sua metodologia, egli teneva ben presenti gli specifici risultati che aveva ottenuto operando anche come tecnico, allorché asseriva di aver trovato «gli ordini e le grandezze degli astri e di tutte le sfere … in una tale connessione che non si poteva in nessuna loro parte spostare qualcosa, senza che ne derivasse confusione nelle altre parti e nella totalità» [120]. Il carattere sistematico del proprio lavoro — di cui Copernico era così orgoglioso e di cui sentiva tutta la novità di fronte alle tecniche asistematiche dei ‹mathematici› predecessori, accontentantisi dei calcoli relativi ai singoli astri — è una conferma definitiva della presenza ‹in tutto› il ‹De Revolutionibus› dell’esigenza di sintesi tra tecnica matematica e cosmologia.

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NOTE
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[120]. ‹De Revolutionibus› cit., p. 5, r. 13-16. I motivi di questa superiorità, secondo Copernico, non potevano essere semplicemente tecnici, anche se per comprenderli bisognava essere un tecnico. Come osserva il Pedersen — in ‹Copernico e la cosmologia moderna› cit., p. 172 — la mancanza di una «inerente unità dei modelli usati per descrivere i moti dei vari pianeti» era «un’insufficienza estetica [direi, filosofico-cosmologica) che non preoccupava troppo gli astronomi tecnici, fino a che i modelli erano abbastanza buoni per predire i fenomeni».

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[]  F.  B a r o n e  (a  c u r a  d i),  ‹O p e r e  d i  N i c o l a  C o p e r n i c o›,  U T E T,  1 9 7 9.
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