Copernico • 1. Complessità del problema interpretativo (9…)

  •  B a r o n e  (1 9 7 7)  •  O p e r e  d i  N i c o l a  C o p e r n i c o  •  I n t r o d u z i o n e  • 

Se le cose stanno così in uno dei principali attori della «rivoluzione copernicana», non c’è da meravigliarsi che deformazioni analoghe, più o meno accentuate, si riscontrino anche negli studiosi più recenti. Ci troviamo dunque spesso, per esempio, poste davanti due tesi contrapposte circa l’importanza innovativa dell’opera di Copernico, talvolta presenti addirittura nello stesso autore [12]. Da una parte si sottolinea enfaticamente che grazie a Copernico «l’umanità ha ottenuto la chiave dell’enigma che da millenni preoccupava ed eccitava la sua curiosità ottenendo con lui il filo d’Arianna, divenuto da allora la guida infallibile nel labirinto celeste» [13]; o si addita addirittura nella sua opera la convinta testimonianza della possibilità per l’uomo di penetrare a fondo, con la sua ragione, i segreti della natura e la maestria e razionalità del suo creatore [14]. D’altra parte, invece, si tende a sminuire e a dissolvere ogni presunta originalità di Copernico, facendo di lui, in ogni campo a cui s’è volto, dalla medicina alla fisica e all’astronomia, un tipico rappresentante del conservatorismo [15].   [⇒]

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NOTE
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[12]. Nella introduzione alla traduzione francese del primo libro di N. Copernic, ‹Des révolutions des orbes célestes›, Paris, 1934, 1970², trad. it., Torino, 1975, pp. vii e xxvii, Alexandre Koyré afferma, dapprima, che l’anno 1543, in cui comparve il ‹De Revolutionibus›, potrebbe essere proposto come data della «fine del Medioevo», perché «assai più profondamente della presa di Costantinopoli da parte dei Turchi o della scoperta dell’America da parte di Cristoforo Colombo, essa segna la fine di un mondo e la nascita di un mondo nuovo». Ma alla fine dell’Introduzione conclude: «Copernico, come ha osservato Dreyer [‹A History of Astronomy from Thales to Kepler›], non è copernicano. Non è nemmeno un uomo moderno. Il suo universo non è lo spazio infinito. È limitato quanto quello di Aristotele o di Peurbach».

[13]. Cfr. Aleksander Birkenmajer, ‹Études d’histoire des sciences en Pologne›, Wrocław, 1972, p. 675.

[14]. Hans Blumenberg, ‹Kopernikus im Selbstverständnis der Neuzeit›, in «Abhandlungen der Akademie der Wissenschaften und der Literatur in Mainz. Geistes- und sozialwissenschaftlichen Klasse», 1964, Nr. 5, p. 349. Un concetto analogo è ripreso dal Blumenberg anche nell’amplissimo volume ‹Die Genesis der kopernikanischen Welt›, Frankfurt am Main, 1975, p. 228.

[15]. Cfr. A. Koestler, ‹The Sleepwalkers› cit., p. 137.

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[]  F.  B a r o n e  (a  c u r a  d i),  ‹O p e r e  d i  N i c o l a  C o p e r n i c o›,  U T E T,  1 9 7 9.
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