La complessità del «problema» Copernico permane, nondimeno, anche quando si prescinda dall’esame di esso in esclusiva funzione della «rivoluzione copernicana» e si cerchi di penetrarne soltanto la figura umana e l’opera ‹iuxta propria principia›. Ciò vale, innanzi tutto, anche per i semplici dati biografici, a proposito dei quali alcune questioni, nonostante i fiumi d’inchiostro che hanno fatto scorrere, non sono affatto risolte in maniera netta ed univoca. Due esempi, credo, possono bastare in merito: Copernico, indubbiamente canonico del vescovato di Warmia, fu o no prete? Quale fu la sua nazionalità, polacca o tedesca? Quest’ultima questione, che ha dato luogo ad una lunga, secolare ‹querelle› tra studiosi polacchi e tedeschi, si è inclini oggi a risolverla dicendo che Copernico stesso non l’avrebbe compresa poiché non avrebbe afferrato il senso moderno della «nazionalità», lui che si sentiva cittadino di Toruń, canonico di Warmia e, per ciò, fedele suddito del re di Polonia. Messo alle strette si sarebbe dichiarato «prussiano», di lingua tedesca (non v’è infatti alcuna traccia di lingua polacca negli scritti di Copernico) [4], legato d’affetto alla sua piccola patria, la Warmia e tuttavia ossequiente alle leggi di quella maggiore unità politica, la Polonia, che assicurava la Warmia contro le ingerenze e le scorrerie dei cavalieri teutonici. [⇒]
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NOTE
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[4]. Numerosi studiosi polacchi hanno trovato una prova, a loro giudizio, della conoscenza da parte di Copernico della lingua polacca e del suo uso di essa nelle relazioni quotidiane con gli abitanti dei villaggi della Warmia, nel fatto che sono scritti correttamente i nomi polacchi (ad es., Jan e non Johann, Pavel o Pawel e non Paul) nelle trascrizioni fatte dal Copernico stesso (66) delle locazioni, concesse a contadini warmiensi, di fattorie del capitolo. Si tratta di registrazioni fatte tra il 10 dicembre 1516 e il 14 agosto 1519, come risulta dalla pubblicazione a cura di Marian Biskup (Olsztyn, 1970) delle ‹Locationes mansorum desertorum›, allorché Copernico era amministratore dei beni del capitolo. Ma a parte che la trascrizione esatta di alcuni nomi in una lingua non prova la conoscenza della lingua stessa, è stato osservato (‹Introductions à l’astronomie de Copernic›, a cura di H. Hugonnard-Roche, E. Rosen e J.P. Verdet, Paris, 1975, p. 27) che spesso nel registro Copernico nota anche la presenza di «Iheronymus, puer [fattorino] meus» e di «Albertus, famulus meus», che ben avrebbero potuto aiutarlo come interpreti.
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[] F. B a r o n e (a c u r a d i), ‹O p e r e d i N i c o l a C o p e r n i c o›, U T E T, 1 9 7 9.
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